Visto il dilagare del fenomeno del bullismo, vorrei fare alcune riflessioni partendo da poche righe tratte dal libro Cuore di Edmondo de Amicis (1888):
“𝐸’ 𝑚𝑎𝑙𝑣𝑎𝑔𝑖𝑜. 𝑄𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑢𝑛𝑜 𝑝𝑖𝑎𝑛𝑔𝑒, 𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑟𝑖𝑑𝑒. 𝑃𝑟𝑜𝑣𝑜𝑐𝑎 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑑𝑒𝑏𝑜𝑙𝑖 𝑑𝑖 𝑙𝑢𝑖 𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑓𝑎 𝑎 𝑝𝑢𝑔𝑛𝑖, 𝑠’𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑜𝑐𝑖𝑠𝑐𝑒 𝑒 𝑡𝑖𝑟𝑎 𝑎 𝑓𝑎𝑟 𝑚𝑎𝑙𝑒. 𝑁𝑜𝑛 𝑡𝑒𝑚𝑒 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎, 𝑟𝑖𝑑𝑒 𝑖𝑛 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑎𝑙 𝑚𝑎𝑒𝑠𝑡𝑟𝑜, 𝑟𝑢𝑏𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑝𝑢𝑜̀, 𝑛𝑒𝑔𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑡𝑟𝑖𝑎𝑡𝑎, 𝑒̀ 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑖𝑛 𝑙𝑖𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒𝑑𝑢𝑛𝑜. 𝐸𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑙𝑎 𝑠𝑐𝑢𝑜𝑙𝑎, 𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑖, 𝑜𝑑𝑖𝑎 𝑖𝑙 𝑚𝑎𝑒𝑠𝑡𝑟𝑜”.
Dalla lettura si può rilevare che il fenomeno del bullismo esiste da sempre, tuttavia oggi il tema dell’aggressività negli adolescenti è diventato oggetto di studio per la sua rilevanza, sia a livello sociale che a livello psicologico. Il bullismo del nostro tempo, infatti, è diventato un fenomeno più ampio e complesso, in quanto ad esso si è aggiunto il cyberbullismo.
Nel 2002 lo studioso Berlsey conia il termine cyberbullismo definendolo “atto aggressivo ed intenzionale, condotto da un individuo o da un gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo, contro una vittima che ha difficoltà a difendersi”.
Da un’indagine ISTAT del 2019 sul fenomeno in Itala, si è rilevato che il 7% dei bambini tra 11 e 13 anni è stato vittima di aggressioni verbali tramite cellulare o Internet una o più volte al mese (si tenga presente che il dato risale a 5 anni fa e che nel frattempo la situazione è notevolmente peggiorata).
Alla luce di quanto accaduto durante la proiezione del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” e delle vessazioni che molti ragazzi subiscono quotidianamente attraverso i social, ritengo che la proposta lanciata dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di “regolamentare l’accesso ai social attraverso un’identificazione chiara con l’obbligo di fornire la carta di identità, oltre al divieto sotto i 16 anni” debba essere accolta con entusiasmo, nella speranza che attraverso una normativa specifica si possano tutelare tutte le ragazze e tutti i ragazzi che si ritrovano a subire questa terribile violenza psicologica, dal momento che l’anonimato scatena negli individui le peggiori pulsioni.