31 Gennaio 2025

Ai ragazzi spesso non viene spiegato abbastanza bene che il muro di Berlino non è mai stato solo a Berlino. Per capirlo, andiamo a Göttingen, in un museo meno noto del memoriale della Bernauer Straße, simbolo della divisione della Germania nel cuore della capitale. Göttingen è famosa in tutto il mondo per la sua università, la Georg-August, che dal 1737 è una delle più frequentate d’Europa, ma è famosa anche perché derante il Terzo Reich, nei pressi della città, si trovava un campo di concentramento per giovani (Jugendkonzentrationslager Moringen).

Tra l’ottobre del 1945 e il giugno del 1946, circa 1,6 milioni di tedeschi si trasferirono dalla Germania Est nelle zone occidentali. Dal ’47 la Germania Est decise quindi di aumentare i controlli al confine integrando i soldati sovietici con Ie guardie della Volkpolizei (“polizia del popolo”), fossati e barricati. Anche i tedeschi occidentali aumentarono la sorveglianza istituendo nel 1952 le forze di protezione dei confini federali (20mila uomini), anche se furono gli inglesi a nord e gli americani a sud a controllare la sicurezza del confine.

Nonostante il rafforzamento dei controlli, l’emigrazione verso ovest continuò; sempre si trovava un modo per passare, soprattutto nella campagne, e cosi 675mila persone fuggirono verso la Germania Ovest tra il 1949 e il 1952. In quell’anno la DDR rincarò le misure creando una striscia di terreno arato larga 10 metri lungo l’intero confine. Inoltre, nacquero una “striscia di protezione” (Schutzstreifen) larga 500 metri ed una “zona limitata” (Sperrzone) di altri 5 chilometri, accessibile solo con un permesso speciale. Furono abbattuti alberi e case, chiusi ponti, i contadini potevano lavorare nei campi lungo il confine solo nelle ore del giorno e con una scorta armata, autorizzata a far fuoco. E fu ideato un programma, nome in codice “operazione parassiti” (Aktion Ungeziefer), per trasferire chi viveva lungo il confine: circa 8300 persone.

Cosa accadeva nel frattempo a Berlino? Anche in città il confine tra Est ed Ovest si irrigidì ma non era ancora chiuso del tutto. Berlino diventò così la rotta principale per emigrare a ovest: si calcola che tra il 1949 e la costruzione del Muro nel 1961, circa 3,5 milioni di cittadini tedesco-orientali (un sesto dell’intera popolazione) si spostarono ad ovest passando da Berlino. E dire che il 15 agosto del 45 Walter Ulbircht, capo di Stato della DDR e segretario socialista aveva detto: “Nessuno ha intenzione di costruire un muro”.

Cosi non fu: si iniziarono ad usare elementi prefabbricati di cemento e pietra e nacque la “prima generazione del muro” che, una volta ultimato avrebbe completamente circondato Berlino ovest. La giustificazione della Germania Est fu che si trattava di un “muro di protezione antifascista” per evitare un’aggressione dall’Ovest. Sempre nel 1961 fu completato un nuovo anello ferroviario di 125 chilometri attorno a Berlino Ovest (anche saltare sui treni era un modo per emigrarare).

Per chi non ha mai visto il muro, il museo di Gottingen è una visita importante. Dal 1970, il lato sul lato esterno della recinzione misero 60.000 mine anti-uomo direzionali SM – 70 (Splittermine-70), attivate da trappole collegate al meccanismo di detonazione. Nel 1980 erano state posizionate circa 1,3 milioni di mine di produzione sovietica.

Nel giugno 1962 fu costruito un secondo muro, la cosiddetta “striscia della morte”. Nel 1965 iniziò la costruzione della terza generazione del muro: lastre di cemento armato collegate da montanti di acciaio e coperti da un tubo di cemento.

Nel 67, la DDR decise allora di creare una “frontiera moderna” difficile da attraversare: al posto del filo spinato misero circa 1300 km di sbarramenti con lamiera stirata, mani antiuomo, fossati, trappole, allarmi e strade di pattugliamento e le torrette di legno furono sostituite con torrette prefabbricate in cemento e bunker. Il Muro venne continuamente perfezionato e ampliato, rendendo sempre più difficili le fughe.

Per la storia di quel periodo si rimanda a questo articolo del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara

Giusto per farsi un’idea, le emigrazioni da Est ad Ovest furono 2,6 milioni tra il 1949 e il 1961. Ovviamente, scesero a cinquemila tra il 1962 e il 1989.

Nel 1975 iniziò il “muro di quarta generazione”, in cemento armato rinforzato, alto 3,6 metri e composto di 45mila sezioni separate, larghe un metro e mezzo, più semplici da assemblare rispetto al muro di terza generazione (costà più di 16milioni di marchi della Germania Est). Oltre il muro c’era la “striscia della morte”: recinzioni, 105,5 km di fossato anticarro, 302 torri di guardia con cecchini armati, 20 bunker e una strada illuminata per il pattugliamento lunga 177 km.

Durante il periodo di esistenza del muro vi furono migliaia di tentativi di fuga. In sostanza, se un ragazzo voleva scappare dalla Germania Est per entrare nella Germania Ovest doveva attraversare la zona vietata larga 5 chilometri che correva parallela al confine (solo con permesso speciale), superare la barriera di segnalazione in lamiera stirata lunga 1.185 km e alta due metri, affiancata da filo spinato elettrificato a basso voltaggio.

Se il filo era tagliato o toccato, scattava un allarme al posto di guardia più vicino. Ultimo passaggio: la zona altamente sorvegliata, la cosiddetta “striscia di sicurezza” (Schutzstreifen), larga da 500 a 1000 metri, confinante con l’effettivo confine, monitorata da 700 torrette, mille bunker di osservazione, cani e guardie che si muovevano lungo due linee parallele di blocchi di cemento perforato che seguivano il confine per circa 900 chilometri.

I tentativi di fuga furono ovviamente moltissimi. Nella prima metà degli anni ’60 vennero scavati dei tunnel sotto il muro, i più famosi erano il 29 e il 57 (dal numero di persone scappate attraverso di essi). La Germania Est corse ai ripari rendono praticamente impossibile scavare sotto il Muro e cosi le fughe si realizzarono poi con auto diplomatiche appositamente modificate, aerei ultraleggeri o mongolfiere più o meno artigianali.

Spesso si nominano Gunter Litfin come prima vittima del Muro e Chris Gueffroy come ultima, entrambi sparati dai soldati di confine. Chris Gueffroy, aveva poco più di venti anni quando fu ucciso il 6 febbraio 1989, nel tentativo di scavalcare il muro presso Nobelstraße. Una croce lo ricorda, insieme a tanti altre, in piazza 18 marzo, alle spalle della porta di Brandeburgo.

La corrente passava in questo modo…

Escludendo il Muro di Berlino, il confine tra Germania Est e Germania Ovest misurava 1.393 km e correva dal mar Baltico alla frontiera con la Cecoslovacchia. Sia da una parte che dall’altra del muro, erano tutte divise.

Ovviamente, si distinguevano le divise tra Est ed Ovest

Mentre sul lato orientale la frontiere era pattugliata da 50mila guardie armate della DDR e decine di migliaia di guardie e militari della Germania Ovest, del Regno Unito e degli Stati Uniti, nelle retrovie del confine, erano di stanza oltre un milione di militari della NATO e del Patto di Varsavia.

Vediamo la cosiddetta “stanza della comunicazione”

Il 9 novembre 1989 il governo della Germania Est annunciò l’apertura del Muro di Berlino e della frontiera intra-tedesca.

Oggi il percorso del muro è diventato una European Green Belt che collega parchi nazionali, musei, memoriali e riserve naturali lungo il tracciato della “cortina di ferro” dal circolo polare al mar Nero.  

(testo e foto di Anna Maria De Luca)

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *