31 Gennaio 2025

Cosa c’è dietro il dialogo non richiesto dai giovani?

Nessuna richiesta di incontro è arrivata al MIM dagli studenti che hanno manifestato il 15 novembre. Lo ha comunicato il Ministero in una nota. Un fatto su cui riflettere: la violenza dimostrata nelle piazze ha avuto un forte effetto mediatico ma nessun interesse è stato dimostrato nel portare avanti le proprie istanze negli unici luoghi in cui è possibile agire.

ScuolaNews analizza i fatti a partire dai dati. Prendiamo quindi l’ultimo rapporto del Censis per verificare come si comunica oggi tra i 14 e i 29 anni: il 93,0% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram, il 56,5% TikTok. In lieve flessione, oltre a Facebook (passato dal 51,4% del 2022 al 50,3%), anche Spotify (dal 51,8% al 49,6%) e Twitter (dal 20,1% al 17,2%). Colpisce la discesa di due piattaforme partite bene ma che nel tempo hanno arrestato la loro corsa: Telegram (passato dal 37,2% del 2022 al 26,3%) e Snapchat (dal 23,3% all’11,4%). La comunicazione reale, di persona, tanto più persona – istituzioni occupa un posto sempre più marginale.

Quel che è emerso dalle manifestazioni di piazza è che i ragazzi non sanno cosa il Ministero sta facendo per loro. Occorre quindi chiedersi: come si informano i ragazzi? Il Censis ci dice che, nella fascia tra i 14 e i 29 anni, le opinioni dei giovani si discostano dal trend generale: con un capovolgimento dei fronti, il 71,4% promuove il media più mainstream di tutti, la televisione (aumentano del 2,7% i giovani che riconoscono alla tv la patente di affidabilità) e il 66,7% la radio. Tuttavia, la più significativa crescita di reputazione nelle opinioni degli under 30 la compiono i siti web d’informazione che, con un +6,6% raggiungono il 56,4%. Restano stabili i social network con il 43,7% di under 30 che si esprime a loro favore.

E, altra domanda, quali notizie cercano? Sempre dai dati Censis, si confermano sul podio la politica nazionale con il 32,1% delle preferenze, le notizie di life style, che raccolgono il 31,0% delle simpatie (+1,5%) e di sport, con il 29,2% (+1,7%). Dal 2023, dopo un periodo di rifiuto, dovuto all’eccesso di notizie mediche del periodo pandemico, recupera punti la passione medico-scientifica: con un aumento del 3,5%: gli interessati a medicina e scienze sono il 29,0%.

Altro dato importante riguarda le famiglie in cui i ragazzi vivono: dal 2007 ad oggi il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione, ma la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto moltiplicando il valore per più di otto volte in quindici anni (+727,9% nell’intero periodo, per un ammontare che supera gli 8,7 miliardi di euro nell’ultimo anno).

Farsi sentire nei media è quindi più importante che portare avanti le proprie istanze nei luoghi istituzionali reali? Di nuovo siamo alla non conoscenza di come funzionano le istituzioni e quindi all’assoluta necessità di educazione civica? Oppure l’obiettivo era solo “far rumore” ma senza alcun desiderio di portare a casa un risultato?

La questione che emerge è quindi cosa è oggi la comunicazione per i giovani? Significa manifestare violentemente per ottenere qualcosa che non chiedono alle istituzioni? Se guardiamo all’Europa, la Commissione europea ha messo in atto 60 azioni rivolte direttamente ai giovani europei, per consentire loro di avere una maggiore influenza sulle politiche dell’Unione e per rispondere alle loro preoccupazioni su temi quali la salute e il benessere, l’ambiente e i cambiamenti climatici, l’istruzione e la formazione, la cooperazione internazionale e i valori europei, l’occupazione e l’inclusione. Come? Attraverso consultazioni, valutazioni d’impatto ed altri differenti tool specifici per la gioventù, nell’ambito della Strategia dell’UE per la gioventù 2019-2027.

Tutto ciò presuppone però un dialogo tra le parti: infatti, la Commissione punta a consolidare il Dialogo europeo con i giovani attraverso i dialoghi politici tra i giovani e i Commissari, tavole rotonde dedicate alla gioventù e una piattaforma di lavoro per facilitare lo scambio continuo con le organizzazioni giovanili, i ricercatori, gli Stati membri e le altre istituzioni dell’UE.

I fatti di questi giorni raccontano forse di giovani lontani dall’Europa, lontani dalla ricerca di dialogo che è l’unica via per modificare la realtà? Difficile da comprendere, dato che il dialogo tra le Consulte e il MIM è sempre stato aperto e che continua ad esserlo, nonostante tutto quel che è successo nelle piazze. Nella nota il MIM specifica: “Alla segreteria del Ministro e alla Direzione dello Studente non risulta arrivata né oggi e nemmeno nei mesi scorsi alcuna richiesta di incontro da parte delle sigle studentesche che hanno manifestato questa mattina di fronte al Ministero. Si sono sentiti piuttosto slogan che auspicano di vedere il Ministro appeso a testa in giù. Il Ministro e i dirigenti del Ministero hanno più volte incontrato e continueranno a incontrare le Consulte degli studenti, che sono gli unici organi elettivi costituiti effettivamente da studenti e democraticamente rappresentativi”.

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