31 Gennaio 2025

Le donne in filosofia (per troppo tempo trascurate)

Da anni insegno filosofia e puntualmente le studentesse e gli studenti mi chiedono come mai non ci siano filosofe tra le pagine dei loro libri di testo (tranne Harendt).

Si tratta di una giusta osservazione, perché la storiografia tradizionale le ha davvero trascurate, malgrado molte abbiano dato un grande contributo alla riflessione filosofica.

Per questo motivo mi piace ricordarne alcune:

  • La filosofa indiana Gargi Vachaknavi (IX e il VII secolo a.C) è stata una grande sostenitrice dell’istruzione ed ha partecipato a molti dibattiti confrontandosi con i filosofi dell’espoca;
  • Diotima di Mantinea (350-380 a.C.) di cui ci ha parlato Platone nella sua opera “Simposio”;
  • Ipazia (351-415) ha insegnato filosofia, astronomia e matematica presso la scuola napoleonica nell’antica città di Alessandria;
  • Heloise d’Argenteuil (1090-1164), una donna molto moderna per la sua epoca, una delle prime pensatrici femministe nella storia;
  • Tullia d’Aragona (1510-1556) che ha scritto “Dialogo dell’Infinità d’Amore”, un’opera in cui evidenzia la necessità di una libertà femminile nell’amore romantico, sia sessuale che emotiva;
  • Hannah Arendt (1906-1975) che ha trattato argomenti importantissimi quali il totalitarismo e la natura del male;
  • Simone Weil (1909-1943 ricordata per il suo pensiero personale nato da studi e letture critiche di Marx e di testi di Sofocle e Platone;
  • Simone de Beauvoir (1908-1986) diventata famosa soprattutto grazie al suo libro “Il Secondo Sesso”, caposaldo nella teoria dell’esistenzialismo femminista. La filosofa sostiene che una persona non nasce donna ma lo “diventa” essendo paragonata agli uomini. In questo modo le donne sono “l’altro” e anche grazie a questa loro perpetua alterità gli uomini possono salire in alto nelle gerarchie sociali.

 

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