31 Gennaio 2025

Ho visto il patriarcato a scuola. L’ho visto negli occhi di una ragazza che è stata portata via dai genitori nel suo Paese di origine, a sud del Mediterraneo, per sposarsi pur minorenne. L’ho sentito nelle parole di altre ragazze sottomesse alla volontà dei padri e dei fratelli maggiori, costrette a fidanzarsi con persone della loro stessa religione e nazionalità. Si, ho visto il patriarcato a scuola ma mai tra italiani, neanche quando lavoravo al Sud. L’ ho visto tutte le volte che ho cercato di seguire le tracce di ragazze di cui non avevo più notizie, quando i servizi sociali rispondevano “è all’estero, non è più responsabilità nostra” ma negli elenchi della scuola ancora risultavano. Mi capita ancora prima di addormentarmi di immaginare dove sono finite alcune di loro, con quali vecchi sdentati sono state costrette a sposarsi, chi sa sotto quali vestiti sono nascoste e chissà con quanti figli al seguito. Invece di andare all’università e di farsi una vita libera… sono ragazze che spesso non hanno scelta e vengono portate via proprio per impedire loro di occidentalizzarsi, per sradicare nel loro cuore i desideri normali di una ragazza del 2024.

Quello che accade alle italiane è un po’ diverso: non abbiamo a che fare con padri padroni o fratelli o cugini padroni ma con uomini stalker che non accettano un no, con fidanzati che non accettano di essere lasciati, con mariti incapaci di gestire la vita di coppia. Noi, a differenza di donne di altri Paesi, non ci confrontiamo con il patriarcato. Come dice Valditara, ci misuriamo ogni giorno con l’incapacità narcisistica di accettare un no, con il maschilismo, il machismo di chi si crede superiore a noi in quanto maschio. Sono spesso uomini che odiano le donne, massacrati da madri che non hanno mai voluto “tradire”.

Personalmente – ma è anche l’esperienza di tantissime donne che conosco – il problema davanti al quale sempre mi scontro è uno: non il patriarcato, ma le donne che hanno cresciuto i figli come degli idioti viziati, incapaci di prendersi le proprie responsabilità, incapaci di risolvere da soli un problema, incapaci di costruire una relazione vera, equilibrata, alla pari. E ovviamente inclini ad esplodere quando le cose non vanno come dicono loro.

Non credo che in Italia esista una donna che non abbia mai incontrato un uomo di questo tipo. Purtroppo per noi, sono la maggioranza, e sono totalmente diversi dalle generazioni precedenti. La maggior parte di loro non è degna neanche di allacciare le scarpe ai loro padri e, spesso, più hanno genitori importanti e più sono idioti perché abituati a non faticare per ottenere le cose: hanno sempre avuto i soldi in tasca, non hanno mai fatto la guerra, se non con la Playstation, né il militare. Ed ecco che il no di una donna diventa una tragedia ingestibile.

Io ringrazio il ministro Valditara per aver sollevato la questione del patriarcato e spero che questa sia finalmente l’occasione per affrontare un nodo centrale della nostra società: le madri che crescono i figli spingendoli alla dipendenza verso loro stesse e non all’indipendenza. Noi donne siamo vittime degli uomini che non sono capaci di rispettarci. Ma siamo in un cortocircuito che parte da noi stesse. Serve onestà intellettuale per affrontare questo tema.

Molte volte sento diverse amiche dire che l’unica soluzione possibile è cercare uomini del Nord Europa, abituati ad essere indipendenti dai 18 anni, a fare l’università mantenendosi da soli ed a trovare persino il tempo per fare volontariato. Uomini che conoscono la musica e le lingue, che amano leggere e fare sport, e che con la loro semplicità costruiscono una vita normale ma ricca di esperienze e di stimoli. Non so se questa sia una soluzione, forse no, ma quel che è certo e che la differenza la fanno le mamme, le donne. Basta salire su un treno per provare la differenza acustica tra una carrozza con bimbi italiani ed una con bimbi nord europei.

Altra cosa certa è che in Italia, giustamente, sempre più donne scelgono di restare single pur di non avere a che fare con uomini del genere, capaci di portare solo problemi e mai soluzioni. Se vogliamo davvero parlare di qualcosa di concreto, chiediamoci cosa sono diventati gli uomini italiani e perché. La risposta è, come sempre, nel tipo di formazione che si riceve.

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