Nasce la “Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico”. Da quest’anno, ogni 15 dicembre, saremo tutti chiamati a fare il punto sul rispetto del personale scolastico. Il rispetto, parola ormai desueta che Valditara sta cercando di riportare al centro dell’attenzione, come sintesi programmatica della politica educativa della scuola “costituzionale”, vocata a mettere al centro la persona ed a rispettarla al di là di qualsiasi differenza.
Cosa significa rispettare il personale della scuola
Non è semplice dire oggi cosa significhi la parola rispetto. Uno dei suoi significati più importanti viene dall’etimologia latina, “respicere”: significa, letteralmente “guardare nuovamente” ma anche “guardare indietro“. Guardare nuovamente cioè guardare con occhi nuovi ma come si faceva un tempo, quindi appunto guardare indietro per andare avanti: recuperare quel senso di fiducia che un tempo si aveva nei confronti del docente. Non è reazionarismo, è un giusto valore, crocifisso quotidianamente da quei genitori che invece demoliscono davanti ai propri figli l’immagine del docente e la sua autorevolezza. Senza rendersi conto che distruggere il rispetto verso i docenti significa anche distruggere il rispetto verso se stessi agli occhi dei figli.
I dati sulle aggressioni verbali e non verbali
Il punto della situazione è critico, come dimostrato nelle slides presentate dal MIM, negli ultimi tre anni scolastici si sono verificati 123 episodi di violenza che hanno coinvolto principalmente i docenti. Un sondaggio, commissionato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e realizzato da SWG, rivela infatti che le aggressioni a scuola, soprattutto fisiche e verbali verso i docenti, sono percepite in forte aumento da parte dei genitori (84%) e degli studenti (75%) ma anche le aggressioni verbali online tra gli studenti (83%) e i danni alle strutture scolastiche (76%).
La road map di Valditara per tutelare il personale della scuola
Il Ministero ha deciso di rispondere al fenomeno delle violenze contro il personale della scuola mettendo in campo un piano d’azione su più livelli. Primo: per agire bisogna avere ben chiari i dati di contesto, ecco quindi la decisione di Valditara di istituire con decreto ministeriale un Osservatorio Nazionale per lo studio e il monitoraggio dei fenomeni di violenza a danno del personale scolastico, di concerto con i Ministeri dell’Interno e dell’Economia e delle Finanze.
Secondo: per agire servono strumenti. Ecco quindi l’introduzione dell’aggravante a pubblico ufficiale (modifiche agli artt. 61, 336 e 431 – bis del c.p): si introduce un’aggravante comune qualora il fatto di violenza sia commesso dal genitore o dal tutore dell’alunno in danno del personale scolastico. Nello specifico: per violenza e minacce a Pubblico Ufficiale, si passa da 6 mesi a 5 anni, con aumento della pena fino alla metà. Per oltraggio a Pubblico Ufficiale si passa da 6 mesi a 3 anni, con aumento della pena fino alla metà
Ed ovviamente non può mancare la formazione: ecco quindi pronta una campagna di informazione e sensibilizzazione sul rispetto del lavoro del personale scolastico e, appunto, la Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico, il 15 dicembre di ogni anno, contro ogni forma di violenza nei confronti del personale scolastico.
Focus: recuperare l’autorevolezza
Nel suo discorso, il Ministro ha molto insistito sulla differenza tra autoritarismo, forma distorta e spesso abusiva dell’autorità, e l’autorità e sulla necessità di ripristinare l’autorevolezza del personale della scuola. L’autorevolezza è la capacità di ispirare gli altri grazie alla propria competenza. Mentre l’autorità si fonda su una base formale e legale, l’autorevolezza è una qualità personale che viene riconosciuta e rispettata dagli altri in maniera spontanea. In altre parole, una persona autorevole non ha bisogno di imporre il proprio punto di vista, viene seguita per la fiducia e il rispetto che le persone nutrono nei suoi confronti.
Nessuna autorità si regge senza autorevolezza, come ha detto il Ministro nel suo discorso di presentazione della Giornata: per essere autorevoli i docenti in primo luogo devono essere consapevoli della propria autorevolezza. Come in ogni cosa, se non ne siamo convinti prima noi come facciamo a convincere agli altri? In questa direzione vanno gli aumenti salariarli, l’assicurazione per il welfare, la tuutela legale, tutte azioni volte a sollecitare e tutelare l’autorevolezza.
Le misure già prese dal MIM
Le misure già assunte dal MIM sono contenute nelle carte: con la circolare ministeriale 15184 dell’8 febbraio 2023 il MIM chiede l’intervento dell’Avvocatura Generale dello Stato nella rappresentanza e difesa del personale della scuola, nelle sedi civili e penali (art. 44 del r.d. n. 1611 del 1933); con la legge 150 del 1 ottobre, la cosiddetta riforma del voto di condotta, si punta a responsabilizzare gli studenti e restituire autorevolezza ai docenti. In sintesi, alla primaria per una valutazione del comportamento più comprensibile alle famiglie, gli alunni continuano a ricevere non una valutazione numerica ma giudizi sintetici (da «insufficiente» a «ottimo»): alla Secondaria di I grado, chi ottiene un voto inferiore al 6 in condotta non viene ammesso alla classe successiva o all’esame di Stato (il voto può essere attribuito per comportamenti gravi e reiterati durante l’anno scolastico), alla Secondaria di II grado un 6 in condotta comporta un debito formativo ed un elaborato in educazione civica per il recupero, mentre un voto inferiore al 6 in condotta non consente l’ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato. Solo con un voto minimo di 9 gli studenti possono ricevere il punteggio massimo nel credito scolastico, influenzando così il voto finale di maturità.