L’analfabetismo funzionale

Quando si parla di analfabetismo funzionale – o illetteratismo – ci si riferisce alla incapacità di usare correttamente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni che si incontrano nella quotidianità; in altri termini, il soggetto è incapace di comprendere e valutare le informazioni relative a fatti e situazioni con le quali si trova ad interagire.

Tutto questo ha delle ricadute negative sulla vita degli individui e sulla società, visto che gli analfabeti funzionali sono più soggetti a forme di intimidazione sociale, a rischi per la salute, a stress, a bassi guadagni e a facili manipolazioni esterne.

Il fenomeno è davvero preoccupante, soprattutto se si considera che il 70% degli italiani – dati OCSE – rientra in questa condizione, per cui è necessario intervenire sull’istruzione potenziandola e mettendo al centro dell’azione educativa non solo il programma, ma soprattutto l’individuo, così come afferma il linguista Tullio De Mauro.

Il prof. Seriani dell’Università Sapienza di Roma sostiene, inoltre, la necessità di inserire sin dalla scuola primaria lo sviluppo e la lettura di riassunti, visto che tale attività comporta l’organizzazione progettuale per tappe cronologiche scandite.

La lettura e la comprensione dei dati devono trovare all’interno delle varie programmazioni disciplinari uno spazio importante, affinché le conoscenze possano trasformarsi in competenze.  Sviluppare il pensiero critico, oggi più che mai, è un dovere che la scuola e la formazione hanno nei confronti dei cittadini,  dal momento che  più analfabeti funzionali ci saranno e più gli individui saranno manipolati dall’informazione costruita ad hoc, dalla politica e dalla società tutta.

Mettere la persona al centro della scuola – attraverso personalizzazioni della didattica e azioni mirate opportunamente sostenute da docenti tutor – è un obiettivo del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.