31 Gennaio 2025

Rispondere con rispetto a chi ci manca di rispetto

La risposta di Valditara sul Tempo dimostra quanto sia cambiata la distanza tra un ministro e le persone e ci indica una strada. Mi chiedo: che un ministro si prenda cura di rispondere ad una singola persona, in modo così puntuale, è un segno dei tempi? Forse, anche se non mi risulta che altri ministri occupino parte del loro tempo a rispondere in modo cosi dettagliato a chi li attacca e li insulta. E’, anche questo, un atto rivoluzionario: rispondere a qualcuno significa interessarsene. Se Valditara avesse un atteggiamento da snob o superiore, come quasi sempre accade nelle fila della sinistra, probabilmente non avrebbe speso due secondi del suo tempo per una cosa del genere. Ma lui no: lui vuole spiegare, capire, dialogare. Anche quando c’è poco da dialogare perché l’opposizione arriva non nei contenuti ma solo da posizioni ideologiche e partitiche. Esattamente il contrario rispetto all’accusa di essere un professore in cattedra. Valditara non è in cattedra, è uomo tra gli uomini, ministro che lavora h24 per ciò in cui crede: il rispetto e la crescita della persona, dello spirito civico e di cittadinanza.

In qualche misura sta accadendo anche a molti dirigenti scolastici di essere attaccati per questioni politiche, perché “classificati”, da chi vive chiuso in ideologie e steccati dell’altro secolo, da una parte o dall’altra della barricata che esiste solo nella testa di chi fa della violenza verbale una cifra politica; o, peggio, per misoginia perchè ad alcuni docenti maschi proprio non va ancora giù che a dirigere ci sia una donna, spesso più giovane di loro. E spesso non hanno neanche il coraggio di ammetterlo a loro stessi, tanto più se a parole professano democrazia (cosa che ovviamente non sfugge alle docenti donne).

Bene fa Valditara a rispondere a chi lo attacca: sta dimostrando nei fatti che il rispetto va dato anche quando non viene ricevuto. Spero che questo suo esempio sia seguito anche dai dirigenti scolastici quando vengono lesi nel loro ruolo di pubblici ufficiali. Bisogna rispondere con rispetto, attraverso la legge, a chi ci manca di rispetto. Non a caso la Treccani ha scelto “rispetto”come parola dell’anno. Iniziamo dalla scuola a riaffermarlo.

Rispetto viene dal participio perfetto del verbo latino “respicere” (respectus): “re- spicere“, cioè “guardare di nuovo“. L’istinto di autoconservazione porterebbe a non guardare più chi ci manca di rispetto, a “non calcolarlo più” perché è chiaro che non è piacevole guardare chi ci ferisce, soprattutto senza neanche conoscerci, per partito preso. Valditara ci sta mostrando la strada inversa: ci sta dicendo con le sue azioni che l’educazione civica, il nostro essere cittadini, uomini, donne, animati dalla volontà di costruire un mondo migliore ci impongono di “guardare di nuovo” chi ci manca di rispetto. Da qui la nostra espressione “avere ri-guardo per qualcuno“. Dobbiamo guardarlo di nuovo per affermare il nostro diritto al rispetto, attraverso la legge, ovviamente. E’ grave far finta di nulla per quieto vivere, è grave rinunciare al diritto di essere rispettati che ognuno di noi ha, in particolar modo quando si lavora anima e corpo per ciò in cui si crede.

E qui chiaramente il pensiero vola a Kant ed alla sua etica del rispetto: in quanto Achtung, il rispetto kantiano è interno alla persona, nasce dalla legge morale che ci attraversa, non da una costrizione o da una legge esterna. Dover ricorrere alla legge per affermare il rispetto è doveroso ma rivela anche un aspetto triste: in quanti hanno dimenticato nella loro vita quotidiana l’Imperativo Categorico cuore dell’etica kantiana? “Agisci solo secondo quella massima per cui puoi volere che diventi una legge universale”, trattare le persone come fini e non come mezzi. Quel che sta accadendo invece è un continuo usare le persone come mezzo di battaglia politica senza guardarle negli occhi, senza vedere cosa fanno, come lavorano e come agiscono. Cosi fanno quelli che attaccano Valditara per appartenenza partitica senza guardare nel merito di cosa fa e di chi è. Sta succedendo anche a noi dirigenti scolastici di essere attaccati perché rappresentiamo lo Stato e non per ciò che facciamo o non facciamo. Mi auguro che sotto l’albero di Natale possiamo tutti trovare un poco di etica del rispetto da dare a noi stessi ed agli altri…

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *