Di Alessandro Amadori
Fra le novità contenute nelle linee guida per l’insegnamento nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado, recentemente illustrate dal ministro Giuseppe Valditara, vi è il potenziamento della musica, in particolare nella scuola primaria. Si tratta di un tema importante e di grande rilievo psicopedagogico, poiché numerosi studi scientifici dimostrano che l’apprendimento della musica (specialmente se precoce) ha riscontrabili effetti sia neuropsicologici che prestazionali e comportamentali, in particolare sulla memoria e sul rendimento scolastico.
Dal punto di vista neuropsicologico, la pratica musicale è associata a cambiamenti nella struttura e nella funzione cerebrale, come l’aumento dello spessore corticale e delle dimensioni delle sinapsi (che sono i punti di contatto e comunicazione fra una cellula nervosa e un’altra). Questi cambiamenti possono a loro volta comportare un miglioramento delle capacità cognitive generali (soprattutto della memoria). Ma l’azione psicosomatica è ancora più ampia. Oggi sappiamo addirittura che, quando il bambino è ancora nel grembo materno, la musica stimola i movimenti del feto e influisce positivamente sui battiti del cuore. Inoltre, se a dei bambini nati prematuri si fa sentire della musica (per esempio di genere classico), essi aumentano di peso più velocemente, terminano prima l’ospedalizzazione e hanno maggiori probabilità di sopravvivenza (Campbell, 2002).
Altri esperimenti (Weinberger, 1998) si sono concentrati sull’effetto della musica sui tracciati encefalografici. In uno studio svolto in Russia, a un gruppo di bambini in età prescolare, per un periodo di sei mesi (per un’ora al giorno) sono stati fatti ascoltare dei brani di musica classica. Al termine dell’esperimento, i ricercatori hanno notato un aumento della frequenza e della persistenza delle onde cerebrali alfa (associate, in particolare, a creatività, coerenza del pensiero e capacità di rilassarsi). Più in generale, sembra che le onde cerebrali di chi ha studiato musica abbiano un andamento più armonico.
Per quanto riguarda invece gli effetti prestazionali, la ricerca psicopedagogica ha dimostrato che i bambini che studiano musica tendono a ottenere risultati migliori in ambito scolastico. Questo effetto è stato attribuito alla capacità della musica di migliorare le competenze linguistiche, la lettura e il ragionamento non verbale. Ma i bambini che ricevono un’educazione musicale precoce mostrano anche migliori capacità motorie, posseggono un’abilità matematica più elevata e imparano a leggere con più facilità. Inoltre, la pratica musicale può potenziare la concentrazione e l’auto-disciplina, che sono fondamentali per il successo curricolare.
Infine, l’apprendimento della musica può influenzare positivamente proprio il comportamento. Ad esempio, è stato osservato che i bambini che partecipano a programmi musicali mostrano miglioramenti nel comportamento sociale e nella gestione delle emozioni. La musica può favorire la cooperazione e il lavoro di squadra, competenze essenziali sia in ambito scolastico che nella vita quotidiana.
Tutti questi studi dimostrano che l’integrazione della musica nell’educazione può avere benefici a lungo termine per lo sviluppo cognitivo, accademico e sociale dei bambini. Il fatto è che la musica ha effetti positivi sul cervello e sul comportamento per diversi motivi.
In primo luogo, la musica attiva diverse aree del cervello, inclusi i centri emotivi e di integrazione sensoriale, come l’amigdala e il talamo, che regolano le emozioni e il rilascio di ormoni come la dopamina, associata al piacere e alla motivazione. In secondo luogo, l’apprendimento musicale può migliorare diverse capacità cognitive, come la memoria, l’attenzione e il ragionamento spaziale. Questo è dovuto alla complessità della musica, che richiede l’integrazione di diverse funzioni cerebrali. In terzo luogo, la musica riduce lo stress, abbassando i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e aumentando quelli di ossitocina (l’ormone del benessere), il che contribuisce a un miglior stato emotivo e a una maggiore capacità di affrontare situazioni stressanti.
Per ottimizzare gli effetti dell’insegnamento della musica nella scuola primaria, bisogna dare importanza all’ascolto: abituare i bambini all’ascolto attivo della musica stimola la loro capacità di concentrazione e di apprezzamento delle diverse sfumature sonore. Poi, è fondamentale incorporare il movimento, utilizzando la psicomotricità e la danza per aiutare i bambini a comprendere il ritmo e la melodia (e per rendere l’apprendimento più coinvolgente e divertente). Infine, va tenuto presente un semplice motto: poca teoria, molta pratica: i bambini apprendono meglio attraverso l’esperienza diretta e il gioco.
Per saperne di più
CAMPBELL D., “L’effetto Mozart. Curarsi con la musica”, Dalai Editore, Milano, 2002.
PELASSA A., FLAVIA F., “Musical-mente”, Edizioni Erickson, Trento, 2014.
WEINBERGER, N. M., “The Music in Our Minds”, Educational Leadership, 1998, 56(3), 36-40.