31 Gennaio 2025

Lettera aperta al ministro

In una società dove sempre più avrà peso l’intelligenza artificiale è fondamentale guardare al passato per consolidare i valori dell’umanesimo, la centralità dell’uomo, rileggere i classici e riprendere lo studio del latino sin dalle medie. Lo ha detto stamani il ministro Valditara in una intervista a Radio Libertà. Parole che hanno rispolverato in me i ricordi di una ormai lontana adolescenza.

Erano gli anni Novanta e la mia cameretta off limits agli adulti, con un divieto di accesso rosso attaccato alla maniglia, era piena di poster dei miei big preferiti che mi guardavano dall’alto delle pareti ad ogni risveglio. Io sognavo, immaginavo. Avevo un amico del cuore considerato, come me, diverso, Arnoldo. Mentalmente diversi. Io perché mi ritrovavo dopo venti anni al nord ed un accento padano perfetto, catapultata al sud per il liceo. Lui perché, pur avendo vissuto sempre nello stesso posto, seguiva percorsi mentali diversi da quelli della maggioranza, era testardo nelle sue idee, si “incaponiva” su questioni di principio incomprensibili ai più.

Gli adulti erano per noi vicini, entrambi avevamo due famiglie normali che incontravamo a pranzo e a cena, ma emotivamente lontani: si preoccupavano se ci veniva la febbre ma mai del nostro sentire, avevano l’ansia di insegnarci quelle che consideravano le loro regole ma nessun desiderio di capire il nostro mondo. Sempre nel giudizio, mai nella comprensione. Noi due sapevamo bene che dovevamo trovare delle regole si, ma rifiutavamo le loro. E quindi le cercavamo insieme, nei nostri pomeriggi in casa. Dove? Nelle canzoni e nei libri. Il cinema non c’era, era un piccolo paese. Internet, se c’era, veniva usato solo da pochi adulti per lavoro. Erano i primi anni in cui circolavano i cellulari ma noi ancora non lo avevamo e non ne sentivamo neanche il bisogno. Leggevamo molto però, anche al telefono. Arnoldo da casa sua, io da casa mia, ore e ore al telefono a tradurre insieme. Lui era più bravo di me con le regole, io riuscivo meglio di lui a “stendere” in un testo quei mattoncini, le parole, che eravamo riusciti a tradurre.

All’epoca c’erano in commercio edizioni economiche dei classici latini e greci, con la traduzione ini italiano a fronte. Noi le compravamo in modo organizzato all’uscita di scuola: mia madre mi dava mille lire per il panino, io invece le usavo per comprare i libri, appunto i Millelire, che in quel tempo c’erano. Lui invece ragionava in modo più complesso: si faceva dare dai genitori i soldi per comprare le scarpe o le felpe o i jeans, poi cambiava marca apposta scegliendo quella che costava meno e così, con i soldi che avanzavano, comprava i libri. Io sostanza, io andavo “di quotidiano”, lui invece per “blocchi settimanali” riuscendo a mettere da parte ogni mese 30 – 40 mila lire da investire per noi. I titoli ovviamente gli sceglievamo insieme.

L’edicolante vicino scuola, che ora ha chiuso (ma ha chiuso anche la scuola, è stata accorpata tanti anni fa ad altri licei) conservava quei volumetti (che sembravano tutti uguali a parte il colore) solo per me e per Arnoldo: eravamo gli unici suoi clienti ad avere questa “fissazione”. In quelle pagine, tra quelle righe, cercavamo nei nostri pomeriggi parole che fossero più credibili di quelle dei nostri genitori. Quelle pagine erano il luogo segreto della nostra crescita. Mai ci fu tra di noi qualcosa al di fuori dell’amicizia, mai fummo coppia o amanti: eravamo come due fratelli alla ricerca del senso della vita. Era il senso puro della ricerca di vita a tenerci vicini.

Non molto anni dopo lui morì, in un incidente stradale che i giornali titolarono subito come suicidio. Io feci una lunga lotta ed una lunga inchiesta per smontare quella finta verità e il tribunale ci diede ragione. Sua madre mi regalò la biblioteca del figlio. “So che vorrebbe li tenessi tu”. Ed io, ancora oggi, quando cerco un equilibrio di pace nelle convulse relazioni di questo mondo, lavorative ed extra, vado lì, nella nostra libreria. Cicerone, Seneca, Ovidio, Cesare. Ah, Cesare era il più facile da tradurre, esultavamo quando i prof ci graziavano dandoci per compito in classe di tradurre qualche suo testo. Il nostro preferito però era Seneca. Inoltre, adoravamo il greco, la pregnanza intraducibile di ogni parola greca, inimmaginabile nella sua complessità psicanalitica per chi è abituato a ragionare solo nella lingua italiana. La tragedia, soprattutto. Forse una sorta di anticipazione di quel che sarebbe poi stato. Scegliere lettere classiche all’università fu un pensiero che ci sfiorò ma entrambi lo scartammo perché nessuno dei due voleva insegnare. Lui si iscrisse a Medicina, io a Giurisprudenza dato che all’epoca ancora non era nata la facoltà di Scienze della Comunicazione.

Conoscevamo a memoria l’inizio dell’Edipo re anche se nessun professore ci aveva mai chiesto di impararlo. E quando discutevamo tra di noi, a proposito di conflitti con i prof o dei fidanzati e delle fidanzate di turno, sempre a uno dei due veniva in mente qualche parola greca da “sciogliere” per trovarci dentro le risposte alle declinazioni delle identità di persone e fatti che ci circondavano. Grazie Ministro per aver rispolverato in me questi ricordi. Nei classici latini e greci noi abbiamo trovato quelle regole di vita, quegli ideali che non riuscivamo a trovare nelle parole degli adulti, né a casa e né a scuola. Eravamo come due rabdomanti alla ricerca dell’acqua nel deserto, alla ricerca di parole e principi sui quali appoggiarci per costruire il nostro corpo e la nostra mente da adolescenti. Ed è vero quel che lei ha detto stamani in radio, è in quelle pagine che abbiamo trovato le nostre risposte. Parlo anche a nome di Arnoldo, che non c’è più. Anni dopo dedicai a lui la biblioteca della scuola, in un paese che mai aveva avuto una biblioteca.

Come sempre, caro Ministro, lei oggi in radio non ha perso l’occasione per ribadire l’importanza della cultura del rispetto, in generale, e verso le donne. Il 2024 ha segnato un record positivo per l’occupazione femminile ma, come ha detto lei, molto c’è da lavorare per una educazione contro la discriminazione di genere. E’ per questo che sono felice che nelle Linee Guida di educazione civica abbia dato tanto spazio alla cultura del rispetto e che il protocollo con la Fondazione Cecchettin sia stato concepito aperto a tutte le associazioni che vogliono combattere la discriminazione di genere anche sul posto di lavoro. A proposito, la madre di Arnoldo, Aurelia, da anni aiuta donne in difficoltà: per le ragazze madri e per le donne vittime di violenza ha devoluto i soldi ottenuti con il riconoscimento del figlio come vittima di strada. All’epoca sembrava impossibile ristabilire la verità. Sono finalmente lontani i tempi in cui leggevamo sui giornali di un suicidio mai avvenuto. Noi non ci abbiamo mai creduto, io ho combattuto per la verità. E sa perché ne ero convinta? Perché sapevo che Arnoldo non avrebbe mai tradito gli ideali che avevamo imparato leggendo i classici latini e greci. Solo io e la madre ne eravamo convinti. Lei con cuore di madre, io con la consapevolezza di amica cresciuta con lui, per scelta libera nostra, a latino e greco.

Quindi grazie per aver rimesso il latino alle superiori di primo grado (ho avuto modo di sperimentarlo su di me negli anni di scuola media a Pavia, era la sperimentazione Brocca) e per la sua lotta nel riportare in auge l’umanesimo dei classici. Le decisioni politiche incidono nella vita reale delle persone. Questa potrebbe permettere a qualche adolescente di trovare in quei eterni libri, nonostante tutti gli artifizi tecnologici oggi a disposizione, le risposte che sta cercando.

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *