31 Gennaio 2025

Il terzo educatore nella Scuola del post PNRR

Nella riflessione montessoriana sull’ambiente di apprendimento, Loris Malaguzzi diceva che: “lo spazio è il terzo educatore”, ovvero che dovrebbe essere progettato e predisposto per garantire che tutti i bambini e gli educatori si sentano a loro agio e che sviluppino il piacere del fare insieme. Questo concetto è stato recepito dapprima dalle Indicazioni nazionali per l’infanzia e il Primo Ciclo (DM 254/2012) e poi nelle nel quadro delle azioni dedicate alla scuola nella Missione 4, Componente1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza  “Scuola 4.0”. Un documento importante e in tal senso complementare sono inoltre le Linee Guida sulle “Nuove Scuole da progettare, da costruire e da abitare”, sempre nell’ambito del PNRR ma contenute nella linea di intervento 1.1 della Missione 2, Componente 3.

I concetti su cui si può riflettere per proporre e monitorare azioni concrete, in vista di una radicale evoluzione dello spazio di apprendimento, possono essere desunti e applicati in concreto anche senza per questo dover intervenire strutturalmente negli edifici, avendo comunque la possibilità di renderli più funzionali agli scopi della più idonea accoglienza e del necessario feedback formativo per supportare la costruzione del progetto di vita di ciascun alunno. In tal senso, va posta un’attenzione particolare alla cura dei rapporti con il territorio e alla formazione del personale educativo, dirigente, docente e non docente, con proposte idonee e linee di indirizzo altamente professionalizzanti, come quelle per le competenze digitali delineate nel recente Decreto Ministeriale n. 66/2023 e incentrate sui sette principi dell’apprendimento delineati dall’OCSE.

Le priorità per la ricostruzione di ambienti scolastici innovativi sono legate sia a imprescindibili fattori di salute psico-fisica e di sicurezza, sia alla massima integrazione ed inclusione degli alunni e del personale con disabilità, da attuare attraverso l’abbattimento di barriere architettoniche e la ricostruzione dei luoghi d’incontro e di attività, concepiti “a misura” per le diverse abilità, ripensando concretamente gli arredi, gli spazi, la scansione oraria. Non solo: l’ambiente funzionale all’apprendimento di ciascun alunno dovrebbe esser ricercato quanto più possibile come un ecosistema, così come concepito da Brofenbrenner, in cui all’unica aula della lezione frontale si possano sostituire aule disciplinari e laboratori, ma anche spazi di disimpegno e di sviluppo delle emozioni. Un concetto olistico e sintetizzante, desunto dalle Linee Guida sulla costruzione di nuove scuole del 2022, è quello di ambiente come “Involucro”, con il quale si potrebbe usare la metafora dell’accoglienza del bozzolo della crisalide che dovrà divenire farfalla.

A monte di un vasto e auspicabilmente realizzabile programma di costruzione di nuove scuole, anche per gli edifici preesistenti, nel limite delle possibilità strutturali, si dovrebbe favorire il collegamento di ambienti interni ed esterni attraverso l’utilizzo del verde, della vegetazione come tramite e guida verso la valorizzazione dell’ambiente naturale esterno, tema di cui già un pedagogista romantico come Friedrich Froebel, e in precedenza anche Jean Jacques Rousseau, avevano sottolineato l’importanza e su cui oggi si va elaborando il principio dell’Outdoor Learning. Esempi, questi, di come l’intera vision della nuova scuola potrebbe evolversi, dando vita a concrete pratiche di didattica collaborativa, di Service Learning, di utilizzo flessibile del tempo, rimodulando la sua stessa percezione in sintonia con lo spazio, in senso fecondo per l’evoluzione dell’istruzione e della formazione e non di meno per il miglioramento della condivisione etica all’interno e all’esterno della Comunità Educante.     

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