31 Gennaio 2025

Il rispetto, universale fondamento della politica di Valditara

Oggi, 20 gennaio, è la giornata del rispetto, istituita dal Parlamento nel 2024 in memoria di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo di Capo Verde ucciso durante un pestaggio il 6 settembre 2020 a Colleferro (Roma) nel tentativo di difendere un amico in difficoltà.

Chi accusa Valditara di essere di destra, come se esserlo significasse andare per forza contro i diritti degli immigrati, dovrebbe ricordare che è la prima volta che in Italia il Parlamento stabilisce una giornata nazionale per la memoria di un ragazzo immigrato ucciso. L’umanesimo di Valditara è la cifra evidente delle nuove Indicazioni nazionali, cosi come l’aiuto concreto agli studenti immigrati che per la prima volta avranno un docente a loro dedicato che li aiuterà ad appropriarsi della lingua italiana, veicolo fondamentale perché possano raggiungere il successo scolastico. Ed è umanesimo anche tutto il lavoro che sta portando avanti nei Paesi del Nord Africa per far sì che i ragazzi possano acquisire le competenze giuste per inserirsi nel nostro mercato del lavoro, una volta arrivati in Italia. Queste e altre iniziative politiche di Valditara e del governo di centro destra portano inevitabilmente a dimostrare quanto siano strumentali e del tutto fuori dalla realtà le accuse che piovono da sinistra.

“Oggi, 20 gennaio 2025, celebriamo la Giornata del Rispetto, istituita per sensibilizzare contro ogni forma di bullismo e discriminazione, in memoria di Willy Monteiro Duarte, il giovane che nel 2020 fu ucciso per aver difeso un amico in difficoltà. Questa ricorrenza ci ricorda che una scuola costituzionale educa al rispetto verso ogni persona valorizzando la dignità di ogni essere umano. Le nuove Linee Guida per l’educazione civica pongono al centro questi valori per formare cittadini consapevoli e responsabili”, ha ribadito oggi su ‘X’ il ministro Giuseppe Valditara.

Fa bene a tutti anche ricordare quanto sia evidente oggi più che mai la strumentalizzazione che si fa della parola “rispetto” ogni qualvolta Valditara la ribadisce a fondamento della sua politica di education e di educazione civica. Oggi più che mai perché è lo stesso Mattarella, che di certo di destra non è mai stato, a rilanciarla con forza: “Il rispetto – ha sottolineato oggi il Capo dello Stato, “è valore universale in ogni dimensione. Rispetto verso sé stessi, rispetto verso gli altri, rispetto verso il pianeta: rappresentano il primo passo per una società vivibile, che assume i criteri della solidarietà, della coesione sociale, della reciproca accoglienza, della sostenibilità. Sono principi costituzionali che animano e rendono autentica la nostra democrazia”.

Ricordiamo che il 6 ottobre 2020 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferì a Willy Monteiro Duarte la medaglia d’oro al valore civile alla memoria, in virtù del gesto altruistico che gli costò la vita. Il processo ai quattro imputati iniziò il 10 giugno 2021 presso la corte d’assise di Frosinone e si chiuse con due condanne all’ergastolo, poi ridotte a 24 anni di reclusione, e ad altre due condanne a 23 e 21 anni.

Il rispetto, prosegue ancora Mattarella “è antidoto contro l’odio, la discriminazione, la violenza e la prepotenza che tendono, talvolta, a riproporsi come segno di affermazione, laddove corrispondono, invece, a manifestazione di fragilità e incertezze. Famiglie, insegnanti, agenzie educative, hanno tutte un ruolo nella promozione del valore del rispetto, specie tra i giovani, per renderli donne e uomini capaci di costruire comunità solide e unite”. “Rispetto – si legge ancora nella nota del Quirinale – è segno di maturità: significa scegliere di godere della propria libertà appieno, in armonia con gli altri e con sé stessi, in un contesto che garantisce diritti e responsabilità di ciascuno. Essere rispettosi è esercizio di libertà”. 

Cosi come non è razzismo il commento odierno dell’ europarlamentare della Lega Anna Cisint a proposito del corso di lingua bengalese avviato in una scuola primaria di Mestre. Non lo è per un semplice motivo: è giusto che i ragazzi imparino a parlare più lingue possibili, ma dopo aver imparato a padroneggiare l’italiano, dato che vivono in Italia. Senza dimenticare che, prima di imparare il bengalese, dovremmo conoscere bene l’inglese. Giustamente, la Cisint dice: “Il problema per questi bambini non è mantenere la loro lingua, spesso l’unica parlata dai genitori, ma riuscire a integrarsi sin da subito in Italia e nella loro città comprendendo che lingua, storia e radici sono il primo passo per diventare cittadini italiani consapevoli. I danni della mancata integrazione sono sotto i nostri occhi tutti i giorni, ogni giorno di più, così come il fallimento del multiculturalismo senza regole. Questa spirale autodistruttiva va fermata, ribadendo che la piena cittadinanza passa dall’accettazione delle nostre tradizioni e dei nostri costumi”.

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