Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma, da sempre imprescindibile punto di riferimento del mondo scuola: “Il fior fiore della ricerca è confluito nei nuovi programmi. Molte aggressioni culturali ai programmi sono fallaci”
Presidente, come valuta la qualità delle nuove Indicazioni volute dal ministro Valditara?
In un incontro di lavoro con la professoressa Loredana Perla – che io conosco bene in quanto lo scorso anno ho presentato a Bari, alla Regione, il libro che ha scritto insieme a Galli della Loggia- ho appreso con soddisfazione che i futuri programmi, usiamo ancora parole normali della scuola, non riguarderanno solamente la scuola primaria o la scuola media, ma anche la scuola media superiore. La professoressa tra l’altro ci ha relazionato relativamente agli incontri che erano stati programmati dal Ministro relativamente alle varie commissioni di lavoro presiedute poi da lei e da Ernesto Galli della Loggia e, dai nomi che sono stati appunto citati, abbiamo visto e abbiamo appreso tutti che è veramente il fior fiore della ricerca culturale direi, non solo scolastica italiana. Tra l’altro è stato persino interessante notare come in questi giorni lo stesso professore Luciano Canfora, uno dei maggiori antichisti che ci siano nel nostro paese, non sospetto di simpatie per questo governo o per il Ministro, abbia dato il suo assenso proprio per quanto riguarda la questione del latino.
Quindi sono pretestuose e false le accuse mosse alle Nuova Indicazioni?
Naturalmente ci sono molte osservazioni negative, in qualche caso anche ostiche ed aggressive contro questa futura riforma dei programmi della scuola, intendendo scuola a 360 gradi, ripeto, dall’elementari alla scuola media superiore. Molte di queste aggressioni culturali sono su basi a mio parere fallaci, cioè in poche parole con osservazioni che sanno molto più di politica politicante e molto poco invece di considerazioni approfondite a livello culturale. Vedremo come sarà poi strutturato il tutto..
Come saranno attuate nelle scuole?
Il problema successivo, io ieri lo citavo nell’incontro con la professoressa Perla, sarà, da una parte, come non solo informare, ma formare gli insegnanti alle novità che queste indicazioni proporranno. La seconda domanda: che tipo di editoria scolastica verrà fuori da queste indicazioni. Teniamo presente che troppo spesso quando i governi hanno provato a fare delle riforme scolastiche, il core business della riforma è finita in mano agli editori. Allora è importante che l’editoria scolastica sia coinvolta anche culturalmente in questa avventura di cambiamento, perché non succeda uno scollamento fra i futuri programmi, o indicazioni che dir si voglia, e poi la pratica effettiva degli insegnanti che avranno a che fare con libri di testo che potrebbero essere molto distanti dallo spirito della riforma stessa.