31 Gennaio 2025

I benefici psicoeducativi del contatto con la natura

Di Eleonora Cosma, psicologa ambientale, e Alessandro Amadori, esperto MIM

Negli ultimi anni, stiamo assistendo a una progressiva disgregazione del rapporto tra l’uomo e la natura. Questo fenomeno ha gravi ripercussioni non solo sul pianeta, ma anche sul benessere e sulla crescita emotiva, cognitiva e sociale dell’essere umano. Numerosi studi hanno dimostrato che l’esposizione agli ambienti naturali influisce positivamente sullo sviluppo e sul benessere psicofisico, evidenziando il valore educativo del contatto diretto con la natura. Non è un caso, infatti, che i bambini che vivono in ambienti più verdi presentino migliori prestazioni cognitive, in particolare sui fattori dell’attenzione e della concentrazione (Wells, 2000).

L’incontro con la natura può avvenire in tre forme principali: diretta, attraverso l’esperienza immersiva in parchi, boschi o spazi verdi; indiretta, ovvero mediata da contesti come zoo e acquari, o dalla presenza in casa di animali domestici; e vicaria, ossia mediante immagini e supporti audiovisivi, libri e altri materiali didattici. Oggi, in un mondo sempre più urbanizzato, si registra una preoccupante riduzione del contatto diretto, specialmente tra i bambini, con ripercussioni negative per la loro maturazione cognitiva, affettiva, fisica e valoriale. Il contatto esperienziale con la natura, infatti, permette lo sviluppo di competenze di problem-solving e di gestione delle emozioni, nonché la costruzione e il consolidamento di un sistema di valori morali (Kellert, 2002).

Non a caso, per tentare almeno in parte di rimediare agli effetti negativi del minore contatto diretto con la natura, è sorto e si è notevolmente sviluppato il settore delle fattorie didattiche (che offrono ai bambini importanti momenti di connessione con la natura stessa, nonché di apprendimento pratico, di miglioramento della consapevolezza alimentare, di sviluppo delle abilità sociali e di stimolazione polisensoriale). Si stima che in Italia vi siano, oggi, circa 3.500 fattorie didattiche.

Sin dalla prima infanzia, il mondo naturale innesca nei bambini una curiosità innata, che favorisce la formazione di categorie e una loro progressiva elaborazione concettuale (passaggi essenziali per lo sviluppo cognitivo). Un esempio significativo, ormai storico, proviene dallo studio della percezione e dei suoi rapporti con il linguaggio: sappiamo da molto tempo che gli Inuit, vivendo in un ambiente in cui la neve è un elemento costante, hanno sviluppato una sensibilità percettiva molto raffinata su questa componente ambientale. Che si è tradotta, sul piano linguistico-culturale, in una ricca terminologia per descrivere le diverse tipologie e stratificazioni della neve stessa (dettagli che risultano impercettibili, e concettualmente assenti, per chi vive lontano da quel contesto).

Questo fenomeno dimostra come il contatto diretto e prolungato con un ambiente naturale possa ampliare la capacità di percezione, categorizzazione, comprensione e descrizione del mondo, arricchendo le competenze linguistico-cognitive. Sulla scorta degli studi etno-linguistici effettuati sugli Inuit, il linguista Benjamin Lee Whorf ha dato vita alla cosiddetta (e, come detto, ormai storica) “teoria della relatività linguistica” (Whorf, 1956), che sostiene che la lingua che parliamo influenza profondamente il modo in cui pensiamo e percepiamo il mondo. Questa teoria è anche conosciuta come “ipotesi Sapir-Whorf”, dal nome di Edward Sapir, il mentore di Whorf.

Sul piano relazionale, l’essere umano ha la tendenza innata a cercare connessioni con le altre forme di vita, affiliandosi ad esse emotivamente. Questa predisposizione, definita “biofilia”, è stata resa popolare dal sociobiologo Edward Wilson, che ha compreso l’importanza filogenetica del legame uomo-natura. Gli effetti positivi di tale rapporto sono trattati da due importanti teorie della psicologia ambientale.

La prima è la “teoria del recupero dallo stress” (Ulrich, 1981), la quale sostiene che gli spazi verdi attivano il sistema nervoso parasimpatico, riducendo lo stress psicofisiologico e inducendo uno stato di rilassamento già dopo dieci minuti di esposizione. La seconda è la “teoria della rigenerazione dell’attenzione” (Kaplan, 1995) che ipotizza, invece, che gli ambienti naturali coinvolgono l’attenzione secondo un processo “bottom-up”. Ovvero, l’attenzione stessa verrebbe catturata involontariamente (ossia “dal basso”) da stimoli sensoriali piacevoli e armoniosi provenienti dalla natura, ripristinando così le risorse cognitive esaurite.

Secondo entrambe le prospettive, la presenza della natura e il rapporto empatico con essa aiutano effettivamente a direzionare meglio l’attenzione, favorendo l’esecuzione di esercizi cognitivi in modo più rapido e con un minore tasso di errori (Berman et al., 2008).

In conclusione, promuovere un maggior contatto con il mondo naturale appare come un proposito sociale e pedagogico di grande importanza, non solo per il benessere psicofisico in età evolutiva ma anche per un più armonioso sviluppo cognitivo ed educativo. Tale obiettivo è stato concretizzato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito nel Piano RiGenerazione Scuola, il quale si propone proprio di fornire strumenti culturali che possano accompagnare gli studenti nella delicata transizione ecologica e culturale.

Tra le idee presenti nel Piano vi sono programmi di educazione ambientale nelle scuole, per coltivare la biofilia in un contesto sicuro e guidato da esperti e, parallelamente, la diffusione di spazi verdi nell’architettura scolastica. Il Piano RiGenerazione Scuola può pertanto non solo favorire un miglioramento delle prestazioni scolastiche e una più efficace gestione dello stress per alunni e insegnanti, ma anche contribuire alla creazione di un ambiente scolastico sostenibile e umanistico (centrato sullo studente), caratterizzato da ascolto, consapevolezza e serenità.

Bibliografia

BERMAN, M. G., JONIDES, J., KAPLAN, S., “The cognitive benefits of interacting with nature”, Psychological science, 2008, 19(12): 1207-1212.

KAHN, P. H., & KELLERT, S. R., “Children and nature: Psychological, sociocultural, and evolutionary investigations”, MIT press, 2002.

KAPLAN, S., “The Restorative Benefits of Nature: Toward and Integrative Framework”, Journal of Environmental Psychology, 1995, 15: 169-182.

ULRICH, R. S., “Natural versus urban scenes: Some psychological effects”, Environment and behavior, 1981, 13(5): 523-556.

WELLS, N. M., “At home with nature: Effects of ‘greenness’ on children’s cognitive functioning”, Environment and Behavior, 2000, 32(6): 775-795.

WHORF, B. L., “Language, Thought, and Reality: Selected Writings of Benjamin Lee Whorf”, edited by John B. Carroll, MIT Press, 1956.

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